E' ormai risaputo e scientificamente provato che stare in natura e camminare nei boschi è fonte di benessere. Non starò qui a farti la solita tiritera relativa ai benefici di una vita all'aperto, perché tanto lo sai già. Sai anche che stare FUORI comporta il rafforzamento delle difese immunitarie, anche e soprattutto nei bambini. Sì, pure in inverno. Se sei arrivat* fino a qui, è facile che tu sia a conoscenza anche di questo.
Allora cosa sono qua a dirti? Beh, se ti va, ho desiderio di raccontarti un po' la mia storia, da borghesotta che sognava di aprire un asilo nido in città, a stalliera che passa le sue giornate in mezzo agli animali (e al letame) e sogna un asilo nel bosco, senza mura.
Anni fa, ormai, ho dovuto decidere che corso di studi intraprendere e, dubbiosa sul sistema scuola (chissà come mai ero già diffidente!), ho con convinzione e forza d'ariete iniziato (e poi portato a termine con gran successo) la mia laurea in scienze dell'educazione. Dire che non mi abbia subito fatta entrare nel mondo del lavoro sarebbe una bugia. Uscita dall'università ero già assunta a tempo indeterminato come assistente educatrice in una cooperativa. Ve lo dico subito: sono durata solo due anni e mezzo. Stavo in una scuola dell'infanzia paritaria ed ero ossessionata dalla sensazione di solitudine e mancanza di ascolto. Proprio lì, dove le persone dovrebbero imparare l'empatia e la morale. Sono molto grata di quel periodo della vita, perché ho avuto una grande maestra: una pecora nera (e volante) del sistema dell'istituzione scolastica (come spero ce ne siano tante)... ma con le ali tarpate. Ancora adesso, quando ci vediamo, non facciamo altro che inneggiare alla rivoluzione.
La fuga mi ha portato ad un altro incontro decisivo: la scuola steineriana. Un grande onore poter entrare a far parte di un progetto dalla cura e attenzione ineguagliabili, che mi ha insegnato tanto e mi ha fatto ritrovare un po' di speranza.
Ma io sono così, ho bisogno di spaziare, di vedere nuove prospettive.
E difatti la vita lo sa, quando ne hai bisogno, ecco la svolta. In un periodo di grande difficoltà emotiva e di fragilità interiore, quando il cuore iniziava ad accogliere nuove idee, forse ancora troppo confuse, ho incontrato loro: i cavalli. Anime delicate, proprio come me. E' stato un momento molto intimo, personale e intenso, che ha aperto momenti di auto-scoperta e accettazione. In sostanza, per non farvela lunga e melensa, ho capito cosa volessi davvero dalla vita e cosa non facesse per me. Dal sentirmi del tutto diversa e fuori dal mondo (non che non lo sia), ho capito di far parte del 20 % di popolazione che può essere definita altamente sensibile e quindi di non essere in grado di esprimermi nel contesto ordinario. Così ho intrapreso il mio percorso con i cavalli, ho iniziato a fare la stalliera e ad ascoltare davvero questi splendidi animali, fino a cercare un pezzo di terra dove condividere la mia vita con loro (e qualche asino). In tutto questo lasso di tempo pure un matrimonio fallito e uno guadagnato (non ci si fa mancare nulla!).
Quando ha iniziato ad insinuarsi nel mio cervello impazzito l'idea che non potesse esistere un'educazione senza contatto con la natura, alcune relazioni sono andate in pezzi e poche altre si sono incastonate. E così, in uno splendo puzzle, eccoci qui, io, Erik, nove cani (ah, non vi ho detto che dieci anni fa, tra le mille cose, ho iniziato un percorso di allevamento di bull terrier miniatura!), tre asini, un cavallo, quattro pecore e un piccolo pappagallo crestato.
Ora, raccontata la mia avventura di vita, ti starai chiedendo dove io voglia arrivare. Semplice: quando hai un fuoco che ti brucia dentro, quando senti con tutta te stessa che il tuo senso di vita sta nel mandare un messaggio, ogni cosa non fa che spingere in quella direzione. Forte, impassibile, ignara di tutte le paure e gli ostacoli sul percorso. Non hai modo di opporti, anche se la razionalità ci prova, di continuo, e le persone intorno (o la società) ti chiamano a riflessioni che poco hanno a che fare con quello che sei. Ed è questo che voglio insegnare ai bambini: ad essere se stessi. E per esserlo, devono prima scoprirsi, capirsi, accogliersi. Ogni adulto dovrebbe farlo, ogni persona su questo fantastico pianeta dovrebbe avere l'opportunità di mettersi in gioco con ardore, con amore, con coinvolgimento. Fare esperienza di se stessi e dell'incontro con l'Altro, soprattutto con ciò che è diverso (ma l'Altro non è poi sempre diverso da noi?). Con anime altre, come per me sono state quelle dei cavalli. Un cavallo non ha altro da metterti davanti che la sua anima. E lo stesso fanno i cani, quando ti pongono davanti uno specchio di ciò che sei, anche se non te ne accorgi. Siamo abituati a dire al mondo esterno cosa deve o non deve fare, ci aspettiamo che gli altri si rapportino a noi per poterci soddisfare. Con gli animali abbiamo quanto mai questo atteggiamento: pensiamo debbano essere a nostra disposizione, pronti a soddisfare le nostre richieste (quelle che spesso nemmeno noi conosciamo). E loro lo fanno davvero! Come spesso accade ai figli, quando cercano di compiacere i genitori.
Siamo tutti ossessionati dal bisogno di fare parte di un gruppo, di essere amati. E poi, alla fine, dimentichiamo che il modo migliore per perdere la felicità è non conoscerci affatto.
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