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Immagine del redattoreOak Church Ranch

La bellezza nelle cose

Riconoscere la bellezza sta alla base dell'educazione, della pedagogia. Il post potrebbe finire qui, ma siccome il concetto di bellezza, oggigiorno, è molto ampio e controverso, forse è il caso che io specifichi meglio cosa intendo dire.

E' chiaro che, nell'era della globalizzazione, della tecnologia, dei social, parlare di bellezza significa scontrarsi con un'idea che richiama troppo spesso ad influencer, canoni estetici, pubblicità. La verità è che, sovrastimolati da questi tipi di messaggi, siamo sottostimolati riguardo ciò che la bellezza significhi davvero (e dove trovarla). In realtà essa è ovunque (ed anche in certi corpi esposti su instagram, perché no), sta nei gesti, nei valori positivi, nella natura stessa. Ovunque ci giriamo possiamo trovare una bellezza autentica in grado di stupirci, aprirci gli occhi, rinnovare le ricchezze dentro di noi, educarci alle emozioni. E' proprio questo quello che la pedagogia (e forse anche il buon senso) dovrebbero saper fare. La meraviglia porta domande e le domande portano altra bellezza.

Vedere le cose da questa prospettiva significa interrogarsi su un nuovo modo di vivere la quotidianità che dia ampio spazio a ciò che può rinnovare questo senso di stupore dentro di noi. Alla ricerca. Educare al bello vuol dire quindi educarci, perché si sa, il ruolo più importante, in educazione, è dato da cosa facciamo e come lo facciamo, più che da quello che diciamo. Le nuove generazioni non possono imparare da sole a meravigliarsi, a ricercare questa meraviglia, a contagiarsi con essa. E' vero, i bambini sanno farlo senza bisogno che glielo si insegni, ma presto perdono tale dote naturale, perché con il nostro comportamento diciamo loro che non serve, che non è indispensabile, che va sacrificata in nome di cose più importanti. Devono risvegliarla o, in molti casi, riapprenderla. Diciamo spesso che tutti dovrebbero tornare bambini, ma abbiamo mai ragionato davvero su cosa questo significhi?

Il mio lavoro in natura con gli animali ha il principale scopo di portare gli adulti ad abbracciare questa filosofia, non solo per il proprio benessere individuale, ma anche perché tale sensazione di benessere diventi contagiosa per i più piccoli e li educhi all'amore per ciò che è bello. Un approccio di questo tipo comporta un percorso tortuoso e lungo, pieno di sacrifici e di balzi avanti e indietro, ma giungerà alla meta quando la sensibilità di quante più persone porterà ad una nuova consapevolezza collettiva.

E lo so, il sacrificio non è solo il mio, ma di tutti coloro che si trovano, per le prime volte, ad incontrare la natura in un modo nuovo, fuori dalla propria comfort zone. Uscire dalla comodità (esteriore ed interiore) diventa infatti inevitabile se vogliamo incontrare l'animale nel modo più puro e onesto e avere uno scambio reale, una comunicazione limpida, in grado di arricchirci, affinché lo stupore sia davvero profondo e si radichi in noi. La nostra sensibilità, scalfita dalla super informazione e dall'infinita reperibilità di notizie e immagini, impedisce troppo spesso che un incontro mediato dalla nostra facilità di fruizione del contatto possa essere efficace per rendere la meraviglia e la bellezza un valore che si insinua nel profondo di noi stessi. Facile è un giro in uno zoo, facile un salto in fattoria durante un giorno di sole o una vacanza in agriturismo con scuderia e passeggiate a cavallo. Ma troppo spesso alla base di questi frugali, seppur bellissimi incontri, resta quel bisogno di esperienze nuove e di divertimento che nulla ha a che fare con una crescita interiore. E' uno sfiorare la bellezza. Superare i propri confini e i propri limiti, guardare con gli occhi dell'altro (umano o animale che sia), entrare in sintonia, sono i passi più importanti per educarsi ed educare.

La vita ci apparirà ancora più degna di essere vissuta.

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