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Immagine del redattoreOak Church Ranch

Imparare dalla natura

Aggiornamento: 3 mag 2020

Tra ieri e oggi, io ed Erik abbiamo avuto l'occasione di ascoltare Tomas Pirani, famoso cinofilo, in un paio di interviste/chiacchierate su YouTube. E' stato illuminante rendersi conto come alcuni pensieri riescano a risuonare di luogo in luogo, di mente in mente, al di là dei contatti umani, delle conoscenze o delle relazioni. Sembrerà un discorso mistico e forse un po' lo è, ma credo che ci siano momenti in cui la vita porti alcune persone a sentire alcune cose, a percepire il bisogno di vedere diversamente dalla massa, di pensare in modo nuovo, di elaborare il vecchio per integrarlo a qualcosa di nuovo, eliminando le scorie.

Sapere che menti più conosciute e più rispettate della mia abbiano pensieri in grado di riflettere ciò che sento (e che magari ho già espresso diverse volte, a modo mio) è un incoraggiamento per quanto riguarda il mio modo di procedere, al di là delle difficoltà che incontro. Nel nostro caso, lo scoglio principale che stiamo affrontando sul percorso è la reticenza. Troppo spesso nella nostra società abbiamo bisogno di una massa che ci dica cosa vale e cosa no, per cosa vale la pensa spendere del tempo o del denaro e per cosa non vale. E in questo la presentazione è tutto. Purtroppo l'essenza è ciò che per noi ha sempre contato di più e così, di solito, ci dimentichiamo dell'abito, il quale, purtroppo, fa il monaco.

Ma, fuori da questa parentesi forse un po' polemica, è importante tornare alla questione del risuonare dei pensieri, perché in fondo è un po' uno degli argomenti delle interviste di cui ti stavo parlando, in una delle quali hanno preso parte altri illustri volti della cinofilia italiana. Ma al di là dei nomi, quello che mi è balzato alle orecchie ed è rimbalzato nel cuore è proprio il concetto di risonanza. Le domande principali sono state: "Cosa ti ha insegnato il tuo cane?" e "Che cane (o tipo di cane) sei?". Possiamo rispondere con leggerezza e superficialità, come fosse un gioco, o possiamo mettere il nostro cane di fronte a noi e trovarci così davanti ad uno specchio. E ciò vale anche per gli equini, vale per la natura quando dobbiamo incontrarci con lei nel suo territorio, un territorio dove l'uomo ha ben poco da fare o dire. A ben pensare questo è forse il motivo per cui gli animali sono tanto bravi a convivere con lei, a collaborare, ad accettare gli smacchi che è in grado di dare, a dargliene senza ferirla mai del tutto: sanno assecondarla, sanno dialogare con lei, non oppongono resistenza.


Beh, tornando a noi (lo so, tendo a divagare, ma esiste qualcosa di più appassionante?), che cosa mi stiano insegnando i miei animali è qualcosa di così profondo e personale che forse non basterebbero pagine e pagine. Ad ogni modo non credo tu abbia tutto questo tempo e nemmeno voglia di stare a sentire quello che ho da dire (siamo molto autoriferiti, lo so, soprattutto in questa quarantena!). Quello di cui sono sicura, però, è che se sei arrivato o arrivata fino a qui nella lettura, significa che sai benissimo di cosa sto parlando e sai che stare allo specchio comporta una messa in gioco non indifferente che va a mettere alla prova la propria quotidianità, le proprie radici, le certezze individuali. Quello che forse però quasi mai consideriamo è che, finché ci limiteremo a portare il cane, il cavallo, l'asino, nel nostro mondo, in una realtà che agevola più la nostra comodità o le nostre esigenze, anche se pensiamo di fare (e facciamo!) del nostro meglio per rendere felice il nostro compagno di vita, non saremo mai in grado di far fluire una comunicazione in grado davvero di sciogliere i nodi di questa risonanza, di questo mettersi allo specchio. Non parlo di semplice invio, ricezione e comprensione di un messaggio, ma piuttosto di una reale comprensione di chi siamo, affinché le conflittualità vengano smussate e la danza comunicativa diventi ritmica. Una volta che ci rendiamo conto che siamo davanti ad un animale che ci fa risuonare dentro la musica (o il rumore) che ci rappresenta per ciò che siamo in quel momento, l'unico vero modo per farne una melodia che può essere ballata, che può renderci migliori, che può permetterci di fare un salto evolutivo nel nostro modo di leggere noi stessi e le nostre relazioni, è entrare nel mondo dell'animale e lasciarci condurre. E' entrare in natura con lui e permettergli di plasmarci. E' sganciare la corda fisica e mentale del controllo e muoversi con lui, osservarlo, ascoltarlo, leggerlo. E rendersi conto che, la natura, ha davvero tanto, troppo da insegnare.

Qualsiasi metodologia di training, di addestramento, qualsiasi pedagogia si sottomettono a questa realtà, al fatto che, in natura, è il quadrupede ad essere più competente. Se impariamo ad accettare questo primo smacco e iniziamo a far fluire in noi la fiducia, ogni conflittualità dentro e fuori prenderà la forma di un'opportunità, di una possibilità di crescita. Allora stare allo specchio non sarà forse più facile, ma di certo avrà un valore maggiore e lo sforzo avrà un senso.

Non so cosa il tuo quadrupede ti abbia insegnato e cosa ti stia ancora insegnando, ma la vera domanda è se hai trovato il coraggio di uscire dalla tua zona di comfort affinché questi insegnamenti siano davvero completi.

Questo sembra non avere niente a che fare con l'educazione e l'addestramento, ma in realtà il fatto di riuscire a risuonare insieme al tuo cane (o al tuo equino o altro animale che sia) vuol dire risolvere un buonissima parte dei problemi quotidiani o forse semplicemente dar loro il peso che devono avere di fronte ad una relazione che diventa una composizione musicale unica, fatta di individualità che si incontrano in modo armonico. E, si sa, una musica è tale perché è fatta anche di silenzi. Allora davvero la parola, del tutto umana, perde di senso e diventa semplice narrazione per dirci, tra uomini, quello che non ci siamo mai detti, per guardare all'animale a quattro zampe e alla natura tutta con gli occhi di chi trova ogni giorno un senso autentico nell'incontro.

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